Terriccio-Innaffiature-Rinvasi

IL TERRICCIO

Il terriccio  per le piante succulente deve garantire un buon drenaggio ed areazione. I ristagni d'acqua infatti, favoriscono la formazione di marciumi e lo sviluppo di malattie. Una buona areazione invece, consente alle radici di respirare.

In commercio si possono trovare terricci specifici per piante succulente che di solito hanno prezzi abbastanza elevati ed ingiustificati. Ci si può preparare un buon terriccio anche da soli. In letteratura si trovano addirittura ricette tarate su determinate famiglie o generi di piante. Ritengo che sia utile riservare tale meticolosità solo a piante che hanno veramente esigenze specifiche o comunque ad esemplari molto pregiati e rari.

La miscela che consiglio  è quella formata da 1/3 di terriccio universale, 1/3 di lapillo vulcanico ed 1/3 di pomice quest'ultimi a grana media (proporzioni in volume). Se aveste difficoltà a reperire lapillo e pomice in alternativa potrete optare per  1/3 di terriccio universale (meglio se di quelli in vendita con già addizionata pomice),  1/3 di ghiaia ed 1/3 di sabbia, quest'ultimi di fiume o lago. Consiglio di prendere terriccio universale di qualità, disponibile nei negozi specializzati (vivaisti, garden center), perché questi sono appositamente controllati e trattati per non favorire lo sviluppo di malattie. In questa fase di preparazione del terriccio si può anche inserire del concime granulare a lento rilascio per piante succulente.

 LE INNAFFIATURE

Se è vero che le piante succulente, le cactaceae in particolare, sono in grado di sopravvivere in zone aride, non bisogna pensare che queste possano essere private dell'acqua. E' difficile dare regole generali sulla periodicità delle innaffiature perché questa dipende, oltre che dal tipo di pianta, dalla stagione,  dal terriccio, dall'esposizione, dalla ventilazione, ecc.. E' necessaria pertanto l'osservazione ed un po' di sensibilità.

Certo è che le innaffiature devono essere più frequenti nel periodo vegetativo (generalmente da marzo/aprile a settembre/ottobre), per essere diradate o azzerate nel periodo di riposo, con gli opportuni adattamenti nei periodi di transizione.

Durante il periodo vegetativo buona regola é quella di innaffiare solo quando il terriccio è completamente asciutto, generalmente ogni 7-10 giorni. Osservare la pianta per rilevare eventuali raggrinzimenti o perdite di volume potrà dare indizi sulla necessità di innaffiare più frequentemente. Durante tale periodo, se non è stato già messo del concime granulare nel terriccio, ogni 20-30 giorni sarà bene aggiungere del concime liquido all'acqua d'innaffiatura. Il dosaggio consigliato dai produttori di concimi è solitamente esagerato e conviene dimezzarlo.

Durante il periodo di riposo occorre diradare le innaffiature, giungendo ad azzerarle per le piante poste all'esterno. Questo le aiuterà a superare più facilmente i rigori della stagione invernale. Va da sé che le piante in vaso all'esterno andranno spostate in posizione riparata dalle intemperie e protette dal gelo. Ove possibile, si porteranno all'interno in una zona non riscaldata (serra fredda), consentendogli così di andare comunque in riposo vegetativo.

I RINVASI

E' consigliabile rinvasare le piante succulente ogni 2 o 3 anni, utilizzando un vaso di una o due misure più grandi. Non vi sono preferenze particolari né per i vasi di terracotta, né per i vasi in plastica. Esistono infatti, per aspetti diversi, motivi che indirizzano verso l'impiego dell'una o dell'altra tipologia.

Sul fondo del nuovo vaso è opportuno mettere cocci o ciottoli, affinché il materiale più fine non fuoriesca dai fori di scolo, dilavandone con ciò il contenuto. Sopra questi si potrà inserire uno strato di ghiaia o argilla espansa per favorire il drenaggio. A questo punto si può cominciare ad inserire il terriccio sino ad un livello tale, affinché la pianta che si andrà ad invasare abbia l'altezza desiderata. Per evitare numerosi e scomodi tentativi conviene prendere la misura servendosi della pianta da invasare quando ancora è nel vecchio vaso.

Occorre ora estrarre la pianta dal vecchio vaso. Ci si può aiutare battendo il vaso, inserendo la lama di un coltello lungo il suo bordo e facendola girare tutt'intorno, o spingendo la pianta con un bastoncino attraverso i fori di scolo. La cosa può diventare veramente complicata quando si ha a che fare con piante spinose o con temibili glochidi (opuntie) ed ancor più quando si tratta di piante molto grandi e pesanti (si pensi all'echinocactus grusonii). Quando i semplici guanti non bastano, si possono usare dei fogli di giornale o panni da avvolgere più volte intorno alla pianta, dei pezzi di polistirolo, ecc.. Per le piante con molte spine e pesanti ho trovato molto comodo l'uso di fasce di uno stuoino/materassino per palestra o sacco a pelo, con cui avvolgere la pianta. La consistenza di questo materiale consente di non danneggiare la pianta e di non ferirsi garantendo comunque un'adeguata movimentazione. Qualora vi siano grosse difficoltà ad estrarre la pianta dal vaso, non resta che romperlo.

Estratta la pianta dal vaso è buona norma rompere un po' la zolla di terra e tagliare eventuali radici secche. Si passerà quindi a posizionare la pianta nel nuovo vaso facendo i rabbocchi di terriccio e pressandolo leggermente. Sarà bene per i primi giorni non fare delle vere e proprie innaffiature, ma limitarsi a spruzzare (nebulizzare) pianta e terriccio.

 

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